Origami e Gianluca

La Scoperta

La mia scoperta dell'origami risale all'estate del 1982.
Avevo otto anni ed ero in vacanza al mare. Un pomeriggio in spiaggia vidi un signore che faceva fiori, scatole e animali partendo da dei foglietti di carta tutti colorati.
Per gli occhi di un bambino era quasi incredibile assistere a quella sorta di magia, ed infatti "il signore degli origami" (era questo il nome con cui tutti lo chiamavamo in spiaggia) era sempre circondato da frotte di bambini che spingevano per vedere, provare e portarsi a casa uno di quei piccoli tesori.
La domanda che il signore degli origami faceva a tutti i bambini era "Quanti anni hai?". Se la risposta era un'età inferiore ai 10 anni non si veniva ammessi alle lezioni pratiche, ma si poteva solo guardare. E così feci.
Lo osservai per tutto il pomeriggio e, arrivato a casa, provai a ripetere quello che avevo visto. Il giorno dopo mostrando i risultati ottenuti da solo fui ammesso tra i piegatori, e non ho ancora smesso...


Il signore degli origami

Meglio noto come dott. Clemente Giusto, il signore degli origami è una persona nata per trasmettere l'origami al prossimo. Con una conoscenza quasi enciclopedica sull'argomento, associata ad una notevole memoria, mi ha sempre stupito con la sua capacità di proporre l'origami giusto al momento giusto.
Iniziando dalla stupefacente gru che muove le ali, e passando per la rana, il fior di loto e le scatole stellate grazie al signore degli origami sono entrato sempre di più in questo mondo, scoprendo collegamenti tra l'origami e la vita di ogni giorno, che mai avrei potuto immaginare.
Il suo originale modo di proporre l'origami, usandolo come metodo didattico è stato estremamente stimolante. Un approccio di questo tipo infatti, mi ha mostrato fin da subito come l'origami non sia solo un bel passatempo, ma abbia anche una forte correlazione con la matematica e la geometria. Cosa che ha affascinato subito la mia mente quadrata di futuro ingegnere.
Oggi infatti rapportare l'origami con matematica e geometria è più che normale (pensiamo ai 7 assiomi sull'origami di Huzita-Hatori), ma 30 anni fa lo era un po' meno.


Conoscere la carta è la chiave dell'origami

Ma ripartiamo ancora da quell'estate del 1982.
Da un lato un bambino ed il suo entusiasmo per la scoperta di una cosa tanto nuova e dall'altro l'impossibilità di procurarsi quei bei foglietti di carta per origami (come recitava la scritta sulle confezioni che c'erano nella borsa del signore degli origami).
All'epoca era ben più difficile reperire la carta giusta, e per me che non vivevo in una grande città era anche più complicato.
Custodendo come un tesoro i pochi fogli che il signore degli origami mi regalò a fine stagione, iniziai a piegare quasi ogni tipo di carta che mi passasse per le mani, pensando con un po' di invidia a chi potesse disporre della carta giusta.
Mi capitava di pegare i bigietti del pullman, le ricevute dei negozi, le carte dei cioccolatini. Sono arrivato anche a piegare le buste bustine dello zucchero vuote.
Tuttavia oggi mi rendo conto che quello che all'epoca ritenevo essere uno svantaggio, mi ha messo nella condizione migliore per imparare a conoscere a fondo la carta.
Lo scultore deve imparare a conoscere la pietra prima di posarci lo scalpello, così come il pittore deve sapere che differenza c'è tra i colori a olio, le tempere o l'acquarello.
Allo stesso modo, chi vuole fare origami deve imparare a conoscere i diversi tipi di carta per scegliere quello più adatto al modello che sta eseguendo.

Le pagine usate della settimana enigmistica sono stati per lungo tempo i miei fogli di brutta. Li usavo perchè seguendo i tracciati dei cruciverba era facile ritagliare dei fogli quadrati. La qualità della carta era molto scadente, e la sua capacità di tenere la piega era a dir poco pietosa, però era resistente allo strappo.
Usandola ho imparato a gestire la carta che non tiene la piega, utile per eseguire modelli in cui pieghe troppo marcate possono rovinare l'estetica finale.

Poi sono passato alla carta da regalo, che dava il notevole vantaggio di essere disponibile in molti colori. Sia a tinta unita che con diverse fantasie.
Mi è stata particolarmente utile per capire come alcuni tipi di carta perdano il colore quando ci si passa il dito per marcare la piega, lasciando delle antiestetiche righe bianche a modello finito (oltre che a macchiarmi tutte le mani).

I blocchi di fogli bianchi formato A4 e di peso sottile furono il passo successivo (in verità li uso ancora oggi per le prove dei nuovi modelli), accanto a quelli più pesanti di carta per fotocopie.
Entrambi hanno il pregio di mantenere bene la piega, di avere una buona rigidità una volta piegati, di essere a buon mercato, ma soprattutto di essere già quasi pronti (basta un solo taglio per ottenere un quadrato).
Di contro hanno il difetto di essere bianchi su entrambi i lati e di non sopportare bene le pieghe sottili.

Anche oggi che, grazie ad internet, non ho più problemi a reperire la carta per origami, non ho perso la buona abitudine di provare a piegare con tutta la carta che mi capita di trovare.
Con gli anni infatti ho pututo capire che anche la carta apparentemente impropria può servire per l'origami.


Ma come nasce un nuovo modello?

E' una domanda che mi sento fare molto spesso, che non ha una risposta univoca, e che necesita di una piccola premessa.
L'origami, come più o meno tutte le arti formali, ha una serie di conoscenze di base che non possono essere ignorate. Il primo e forse più importante è quello di saper leggere ed interpretare il linguaggio con cui sono scritti i diagrammi. Sembra incredibile, ma ho conosciuto diverse persone che, dopo aver acquistato uno o più libri di origami, l'hanno abbandonato proprio per questo motivo.
Altra cosa molto importante è iniziare a piegare da modelli semplici, quasi banali. E' in questi modelli infatti che si possono vedere bene e comprendere a fondo le pieghe fondamentali.
Come le 7 note in musica o le 10 cifre in matematica, così anche l'origami si basa su un numero molto ridotto di pieghe. Imparare a gestirle a pieno sui modelli semplici permetterà di applicarle senza problemi anche a quelli più complessi.
Insomma bisogna aver chiaro quel che si sta facendo prima di poter improvvisare.

Nel mio caso posso dire che i modelli creati da me sono quasi sempre frutto di un momento di intuizione che mi fa balenare in mente un pensiero del tipo: "e se provassi a piegare in quel modo anzichè nell'altro?"
Ed ecco che un modello, che fino a ieri avevo riprodotto sempre nello stesso modo, diventa uno spunto di partenza per qualcosa di diverso.
So che detto così sembra quasi facile, ma vi assicuro che questi momenti di intuizione non sempre portano a qualcosa di utile, ne tantomeno si manifestano così di frequente.
Ho conosciuto l'origami mentre ero in vacanza, e per me fare origami è rimasto sinonimo di vacanza, relax, e mente libera. Sono questi ultimi tre fattori, quando sono tutti presenti, a farmi sentire nella condizione giusta per fare origami.

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